In questo blog si parla si parla solo al femminile; la storia di cui voglio parlarvi oggi è dedicata ad una delle più belle e tristi immagini femminili che la storia dell'arte ci abbia consegnato.
 
 
 
 “Com’è possibile che esista al mondo una donna trascurata e sola…”

 
All’ Aja, nel 1882, Van Gogh incontra Cristina Hoornick, soprannominata col vezzeggiativo di “Sien”.
E’ una povera ragazza, sulla quale gli stenti e le difficoltà della vita hanno impresso il loro marchio. Suscita nel pittore tenerezza ed amore compassionevole (tipico delle personalità disagiate che vedono in questi soggetti “emarginati”, l’immagine speculare di se stessi). Sien, inoltre, è una prostituta, più per necessità che per volontà.

Van Gogh l’accoglie in casa sua e stringe con lei un sentimento sincero; vede in lei la dolcezza, la povertà, la disponibilità alla comprensione.
Il periodo che trascorreranno insieme, il pittore lo definirà, in una lettera al fratello Theo, come una sorta di “apparizione” ; troverà in lei, seppur per breve tempo, la possibilità di un pò di pace, l’immagine di un “angelo”.
Sien è analfabeta, non conosce nè i libri, nè l’arte e di ciò Van Gogh ne è consapevole ; Sempre a Theo scrive : “A volte rimpiango il fatto che la donna con cui vivo non comprenda nè i libri, nè l’arte. Ma il fatto che io malgrado tutto le sia tanto attaccato non dimostra forse che c’è tra noi qualcosa di sincero? “

Quindi, Van Gogh accetta e ama Sien per quello che è, poichè nonostante sia analfabeta, conosce il linguaggio del cuore ( proprio lei che non era mai stata amata da nessuno ) e per tutto il periodo che con lui convive, ha sicuramente colmato quel vuoto interiore di Vincent, causato dalle dozzine di esperienze fallimentari, tanto nella vita quanto nell’amore, accumulatesi nel corso degli anni.
Purtroppo la loro convivenza è minata dagli innumerevoli problemi economici : Van Gogh è un artista con tante tele invendute ( scrive in un’altra lettera : “Non posso farci niente se i miei quadri non si vendono. Ma verrà il giorno in cui si vedrà che valgono più del prezzo del colore e della vita anche se molto misera che ci sto rimettendo. Non ho nessun’ altro desiderio o preoccupazione in fatto di denaro o di finanze, se non in primo luogo quello di non avere più debiti.” ) e la fiducia nel futuro non basta quando si ha fame.

Tutto questo e la personalità instabile e contraddittoria di Van Gogh finiscono per minare la loro serena convivenza e Sien, seppur con tristezza, decide di andare via. A questo punto tutto naufraga: quel bagliore di pace che la ragazza aveva portato nella vita del pittore, si spegne e lei stessa, da lì a poco, finirà suicida in un fiume.
Una storia triste quella di Van Gogh e Sien, ma profondamente intrisa d’amore, quell’amore sincero che si può intrecciare solo tra l’animo di un’artista e un ‘ ”anima salva” come quella di Sien.
A lei, Vincent dedicherà uno dei suoi disegni più famosi, “Sorrow” : La ragazza è rappresentata accovacciata a terra, con le gambe arcuate e la testa trattenuta tra le braccia. Il corpo è volutamente rappresentato con le forme “cadenti”, per testimoniare le tracce di una vita fatta di stenti, paure, solitudine e sacrifici ; immagine , nella quale, peraltro, Van Gogh proietta se stesso.
E' domenica e voglio parlarvi di un argomento leggero.

Avete già visto l'ultimo video di Beyoncè? se no, vi consiglio di farlo..a me è piaciuto tantissimo, così come la canzone. Una canzone d'amore, anche se diversa dal solito. Preferirei chiamarla una canzone d'amore e rivincita. E la scelta del video l'ho trovata azzeccatissima, a prescindere dal matrimonio che ognuno è libero di condividere o meno : Una donna in procinto di coronare il suo sogno d'amore con l'uomo che ama e dal quale è amata , rivolge un ultimo pensiero a quei ragazzi che ha incontrato in precedenza e l'hanno snobbata e trattata male. Oggi è una donna soddisfatta, felice e soprattutto amata, amata veramente, non per gioco come in passato.
Ma tutto ciò è stato possibile solo perchè lei ha avuto la forza di andarsene via, di dire basta al secondo posto e cercare nuove vie e nuove opportunità che la vita aveva in serbo per lei. 

E' un "insegnamento" che tutte le donne dovrebbero imparare, ricordarsi che ciò che è più importante in un uomo è la sua capacità e onestà di amare la propria donna, metterla al primo posto. Ciò che conta in un rapporto e ciò che una donna si aspetta dal proprio uomo è solo questo, tutto il resto è secondario.
Almeno è così per me...mi rendo conto, poi, che per molte donne invece le cose stanno di fatto diversamente : ne vedo tante ragazzine e donne di ogni età "accontentarsi" di uomini che le riempiono di regali e regaletti e poi si scordano di amarle, camminano per strada e guardano le altre, sul telefonino e nei cassetti tengono foto di donne nude, calendari della velina di turno e via dicendo. Molte donne "accettano" tutto questo come se fosse normale prassi, come se rientrasse nella normale realtà delle cose. Io non ho mai accettato una cosa simile e mai l'accetterei ; non accetto di dividere il mio ruolo con nessuno, nè reale, nè tantocomeno con una stupida immagine su un giornale.

Ritornando alla canzone e al video nello specifico, l'ho trovato molto bello ed elegante; Poi confesserò una mia debolezza : nonostante sia contraria al matrimonio, subisco il fascino dei tipici weddings all'americana in quei giardini pieni di fiori e rose bianche :)
A proposito della scelta del matrimonio, alcuni hanno visto un'incoerenza con il video precedente "Who run the world", in cui Beyoncè parlava in un certo senso di emancipazione femminile. Io non credo che ci sia incoerenza; la parola emancipazione va di pari passo alla parola libertà, quindi l'emancipazione di una donna sta nella libertà di scegliere, anche di sposarsi se ci crede, o di convivere con uomo, e questo non significa che lei sia sottomessa a lui.

Un ultimo pensiero su Beyoncè : a me personalmente piace, trovo che abbia una bella voce e penso sia abbastanza brava nel suo genere. Da donna, l'apprezzo anche da un punto di vista femminile, mi piace la sua eleganza così tipicamente americana.  

Vi lascio il video


Un collage delle immagini salienti del video :



E la scena che mi piace di più : la sfilata della giarrettiera!



...What goes around, comes back around...


"Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé
 se vuole scrivere romanzi".

E' questo ciò che scrive Virginia Woolf in uno dei suoi testi più celebri, "Una stanza tutta per sè".

Pubblicato il 24 ottobre 1929, si tratta di un saggio basata su una serie di conferenze tenute al Newnham e Girton College dell' Università di cambridge nel 1928.

Il saggio, tra gli altri argomenti, esamina la possibilità delle donne di essere in grado di produrre un lavoro della stessa qualità di quello di William Shakespeare.
In una sezione particolare, la Woolf inventa un personaggio fittizio, quello di Judith "la sorella di Shakespeare", per illustrare che una donna con gli stessi doni del bardo avrebbe visto negate tutte le opportunità date a lui di sviluppare il talento, solo perché esse sono chiuse alle donne. Ma la Woolf non si sofferma solo su questo, esamina anche le carriere dei vari autori di sesso femminile, tra cui Aphra Behn, Jane Austen, le sorelle Brontë e George Eliot. L'autrice si riferisce sottilmente a molti dei più importanti intellettuali del tempo, mettendo in evidenza le capacità intellettive delle donne e rivendicando per loro l'opportunità di inserirsi ed affermarsi nell'ambito letterario e culturale in genere, alla pari dell'uomo. Per far ciò è innanzitutto necessario che alla donna venga riconosciuto denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sè, come dice la Woolf nello stesso testo.

La stanza tutta per sè vuole anche essere una metafora della libertà : ognuno, uomo o donna che sia, ha diritto di esprimere la sua arte secondo la proprie idee, il proprio stile, la propria poetica. Da qui la necessità di avere una propria stanza, un proprio spazio per esprimersi.

Ma ciò che mi interessa sottolineare in questa sede è il discorso sulla donna che Virginia porta avanti in questo saggio.
La Woolf è stata non solo una delle principali letterate del XX secolo, ma anche una delle figure cardine del femminismo, attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi.
Ed è questo il femminismo che amo.

Il femminismo, nelle mani e nelle menti sbagliate, ha prodotto, a mio avviso, i più grandi errori nei confronti della figura femminile. La lotta e l'ossessione per la parità dei diritti tra uomo e donna, ha fatto si che la donna, invece di emanciparsi e tutelarsi, non ha fatto altro che retrocedere e diventare una "brutta" copia dell'uomo moderno, distruggendo la sua vera identità e sotterrando ogni tipo di femminilità. E' accaduto, così, proprio tutto ciò che la Woolf non voleva, che temeva che avvenisse e per questo lottava e scriveva.

A tal proposito cito un altro passo del saggio :
"Fra cento anni, d'altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio (in strada stava passando un plotone di soldati) l'idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo. Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: "Oggi ho visto una donna", come si diceva "Oggi ho visto un aereo". Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un'occupazione protetta, pensavo, aprendo la porta."    

Leggendole oggi, queste parole, scritte nel 1929, appaiono profetiche. E spiegano in fondo cosa avrebbe dovuto essere il femminismo e cosa poi non è stato.
Come scrive Virginia, lottare per i pari diritti non significa far si che la donna diventi una copia dell'uomo, acquisendone lavori che per natura non le dovrebbero appartenere e gli atteggiamenti peggiori. Emanciparsi non significa far qualunque tipo di lavoro, anche quello più pesante e meno gratificante, pur di avere dei soldi in mano; emanciparsi non significa diventare una menager d'affari o avere la patente per guidare una macchina. L'emancipazione deve innanzitutto andare di pari passo con la tutela della figura femminile, da ciò ne deriva che ci sono dei lavori che la donna non deve fare perchè non tutelano la sua immagine, non salvaguardano la sua salute, non difendono la sua femminilità. E per gli stessi motivi ci sono degli atteggiamenti che la donna non deve acquisire dell'uomo. Dunque, affinchè di vera emancipazione si possa parlare, è giusto che la donna abbia l'opportunità di affermarsi per le proprie capacità intellettive, creative, artistiche e culturali e in base a queste, le vengano riconosciuti gli stessi meriti e gli stessi guadagni che da sempre sono riconosciuti agli uomini.     

Per questo motivo, io vorrei vedere meno donne che lavorano in fabbrica, meno donne che si arrichiscono facendo shampii e tigendo capelli o facendo ricostruzione unghia. Vorrei vedere meno donne che fanno le commesse sottopagate nei centri commerciali o che lavorano nei call center. Vorrei vedere meno donne che fanno lavori eccessivamente pesanti per il loro fisico e meno donne nelle poltrone del parlamento, nelle banche, negli uffici e simili.
Ed invece vorrei vedere più donne dedicarsi ad attività artistiche e culturali, vorrei vedere più donne che scrivono libri, che disegnano, che dipingono, che cuciono, che scrivono canzoni e poesie, e gli vengano riconosciuti i giusti meriti per questo.

Purtroppo tutto questo sembra essere ormai un'utopia, un po' per colpa dello stato attuale delle cose nella nostra società, un po' perchè le donne stesse non lo vogliono. Per molte, emancipazione significa solo avere un guadagno personale e potersi permettere qualsiasi sfizio materiale.  
In realtà  non ci sarà mai una vera emancipazione fin quando la femminilità non sarà un'occupazione protetta.