Nella seconda e ultima giornata di visita in Croazia, durante la messa celebrata a Zagabria il pontefice ha invitato a "non cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio". E a non ridurre l'amore a "emozione sentimentale", a "pulsioni". Il Papa ha incentrato la sua omelia sul valore della famiglia, esposta "a una crescente disgregazione", mentre rappresenta la via per "vivificare il tessuto sociale". E ha riaffermato "il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio".Da Ratzinger anche un appello a fare figli e a non aver paura. "Non bisogna avere timore - ha affermato - di impegnarsi per un'altra persona. Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità. L'apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro".
Il Papa deve aver letto quello che ho scritto proprio ieri qui sul blog e ha pensato di dire la sua...eheh...
Scherzi a parte, mi sta anche bene che il Papa ( o chiunque altro ) esponga la propria idea. Quello che non mi sta bene è che quest'idea, solo perchè pronunciata dal Papa o comunque provenga dalla chiesa, debba passare come "la verità assoluta", l'idea più giusta.
Ho già espresso nel post precedente come la penso e quindi non mi ripeterò. E' ovvio comunque che la mia idea sia diametralmente opposta a quella della Chiesa. Il papa insiste sul "matrimonio", io insisto sull' "amore" o su quello che lui definisce riduttivamente "emozione sentimentale" o "pulsione". Ma evidentemente il Papa non condivide l'idea che si possa amare anche fuori dal "sacro vincolo del matrimonio" e che ci possa impegnare con una persona senza testimoni divini o legali, senza contratti e carte scritte, ma solo con il cuore.
Come ho scritto nel post precedente, secondo me anche la convivenza, in taluni casi, ha i suoi lati oscuri e ipocriti tanto quanto il matrimonio ( religioso o civile che sia ), ma non oso fare di tutta l'erba un fascio, pensando che da una parte si sia nel giusto, dall'altra nell' errore o peggio nel peccato.
Si può scegliere la convivenza in base alle proprie idee religiose ed etiche e si può viverla con onestà, amore e sincerità, forse molto più di tanti ipocriti cattolici che "predicano bene e razzolano male" ; così come ci possono essere dei matrimoni vissuti con sincerità nei confronti della persona amata e di quello in cui si crede.
La questione non si può ridurre al dualismo matrimonio-convivenza, il nodo focale dell'argomento è solo l'amore e questo può esserci come non, in entrambi i casi; tutto dipende dalle singole situazioni e soprattutto in che modo queste si vivono.
Io non giudico a priori pensando che la scelta che farei io sarebbe la più giusta in tutti i casi. Mi piacerebbe che anche la Chiesa non avesse la presunzione di essere sempre e necessariamente nel giusto e soprattutto non giudicasse senza conoscere.
UTOPIA?