Scoprire il mondo a trent'anni, dalla tessitura alla pittura
Fatema Mellal è nata nel 1968 a Tamellalt, paese a un centinaio di kilometri da Ouarzazate. Suo padre, fino alla pensione, ha lavorato nelle miniere di Bouazar. Dei suoi sette figli, soltanto i cinque maschi sono stati a scuola. Fatema e sua sorella dovevano trasportare le fascine, aiutare nei lavori agricoli e, in più, tessere. Non andare a scuola significa non imparare l'arabo, nè le altre lingue straniere.
A trent'anni anni Fatema decide di passare dalla tessitura dei tappeti alla pittura: "Volevo comunicare: i tappeti, nella nostra regione, che è molto isolata, non si vendono. Si tesse per necessità familiari. Io ho venduto soltato due tappeti in tutta la mia vita. Ma quando mi sono messa a dipingere, ha subito funzionato".
Ma ha funzionato perchè Fatema aveva la fortuna di vivere in un Marocco dove le associazioni del rurale aprono l'accesso allo spazio pubblico alle donne isolate come lei, anche se non sono scolarizzate e non hanno diplomi, offrendo loro uno spazio per mostrare le loro opere.
La storia di Fatema è come un racconto fatato: con un colpo di pennello è riuscita a rompere la ripetitività di una vita dura e isolata. Per tutta la sua infanzia aveva portato fagotti sulla schiena: "Ho smesso soltanto dieci anni fa, quando le bombole di gas sono arrivate in paese". E in più c'era da tessere i tappeti che servivano alla famiglia. "Un giorno mi è presa la voglia di comunicare scarabbocchiando cose sulla carta".
Incoraggiata da suo fratello, insegnante di arti plastiche a Ouarzazate, il quale quando saliva a nord per le vacanze scolastiche, le portava colori e pennelli, comincia a dipingere.
Nel 2002, una turista svizzera passa per il paese, nota i suoi quadri e la invita a esporre nella galleria di Bernahard Tschan a Zurigo. Ottenuto passaporto e visto, Fatema prende l'aereo per Zurigo, vende i quadri e, per la prima volta in vita sua, riceve del denaro "individuale". Torna a casa, paga un professore che le insegni in francese e compra una macchina fotografica. "Per ricordarmi delle persone e dei posti", dice.
Trasformazione radicale all'interno della sua famiglia che invece di lamentarsi del fatto che Fatema a 35 anni è ancora nubile e di proibirle, per renderla "attraente" agli occhi dei pretendenti, di andarsene in giro, suo padre e i suoi fratelli si mobilitano per inserirla nel circuito delle attività civiche, unica possibilità di incontrare altri artisti e di perfezionare le sue abilità a contatto con loro.
I suoi quadri descrivono, perlopiù, la strabiliante malia delle Gole del Dra e scene di vita quotidiana.
Ho appreso la storia di Fatima, leggendo il libro "Karawan", che consiglio a tutti di acquistare. Quella di Fatima è solo una delle tante storie presenti nel libro, che ci aiuta a scoprire l'immagine di un Marocco che non si trova nelle guide turistiche, nè fra le pagine e i media che ci mostrano soltanto l'incubo del terrorismo islamico. Su questa "Carovana", reale e virtuale al tempo stesso, incotriamo persone in carne ed ossa e figure mitiche, artisti ed ecologisti, commercianti e professori, scrittori e tessitrici, portavoce di diritti umani e pescivendoli, nomadi e contadini, gente che si collega tramite tv satellitari ed internet al resto del mondo dai souk di Marrakech e dalle oasi di Zagora e gente che conserva tradizioni come la tessitura e la calligrafia e che lotta per mantenere l'integrità dei luoghi.
Karawan è un viaggio alla scoperta di un mondo che in fondo noi conosciamo solo tramite pregiudizi e per sommi capi...è un viaggio per sostenere una comune speranza : l'incontro e il dialogo tra Occidente e mondo islamico.
Qui sotto alcune pitture di Fatema, la cui storia ci insegna che non è mai troppo tardi per realizzare i nostri sogni.