Parigi, novembre, una giornata di pioggia, una ragazza dal cuore spezzato, un libro e il suo autore misterioso: sono questi gli elementi che stanno alla base di questo delizioso romanzo.
Protagonista è Aurelie Bredin, una  dolce ragazza vissuta in un piccolo ristorante di famiglia, a Saint Germain des Pres, "là dove pulsa il cuore di Parigi". Ed è nelle tovaglie a quadri bianchi e rossi e nei deliziosi sapori della cucina che la ragazza si rifugia nei momenti tristi della sua vita.

Così, Aurelie passa le sue giornate tra i tavoli di "Le temps des Cerises": tale nome fu scelto dal padre non tanto per motivazioni politiche (Le temps de Cerises è una celebre canzon francese diventata l'inno della Comune di Parigi), quanto perchè lui amava il tempo delle ciliegie, che è così bello e dura poco, e l'omonima canzone rievocava alla sua mente ricordi personali, un senso di ottimismo e malinconia per gli amori che vanno e vengono.
Ma c'è di più. "Le temps des Cerises" è anche il luogo in cui il signor Bredin conquistò la moglie (la mamma di Aurelie) con il suo celebre Menu D'Amour.
Purtroppo la mamma di Aurelie muore quando lei è poco più che una bambina ed anche il padre, come apprendiamo leggendo le prime pagine del romanzo, la lascia anzitempo:

"Un  giorno il suo cuore aveva deciso di fermarsi. Così senza preavviso. [...] Aveva sessantotto anni. E' morto troppo presto. D'altronde non è forse vero che le persone che amiamo se ne vanno sempre troppo presto? A prenscidere dalla loro età".

Contemporaneamente, il suo findanzato Claude decide di lasciarla, anche lui senza preavviso:

"Aurelie, ho incontrato la donna della mia vita. Mi dispiace sia capitato proprio adesso, ma tanto prima o poi sarebbe successo. Abbi cura di te.
Claude"

Fu così che Aurelie si trovò completamente solo al mondo: i genitori non c'erano più, Claude l'aveva lasciata. Le restava solo un'amica, Bernadette, così tanto diversa da lei e che tra l'altro non aveva mai provato simpatia per Claude.
Dopo una notte insonne e di lacrime, una piovosa mattina di novembre, Aurelie si ritrova da sola a vagabondare senza meta per le strade di Parigi:

"A volte si cammina per andare da qualche parte, a volte si cammina e basta. E si continua a camminare finchè la nebbia non si dirada, finchè la disperazione non si placa o finchè non abbiamo analizzato da tutte le angolazioni possibili il pensiero che ci martella il cervello.
Quella mattina non avevo una meta, mi sentivo la testa vuota e al posto del cuore un macigno di cui avvertivo tutto il peso. [...] Fu la passeggiata più lunga della mia vita. [...]  Il cielo di un blu cupo si stendeva sopra Parigi come una stola di velluto. [...] Ci avevo messo molto a capire che l'abisso di tristezza che pesava come piombo sul mio cuore non dipendeva soltanto da Claude che mi aveva lasciata. Avevo trentadue anni, e non era la prima volta che vedevo finire un amore. Me n'ero andata io, se n'erano andati loro, uomini migliori di Claude, lo schizzato.
Stavo realizzando che tutto cambia, tutto si dissolve, che uomini che mi avevano tenuta per mano ad un tratto sparivano per sempre, che stavo perdendo il contatto con la realtà e tra me e l'universo non c'era che un ombrello celeste a pois bianchi".

Dopo ore di cammino, passo dopo passo, Aurelie, si ritrova in rue Sanit-Louis, davanti all'unico negozio che aveva ancora le luci accese:

"Era una piccola libreria e mentre mi precipitavo dentro non potevo certo immaginare che quel gesto avrebbe cambiato per sempre la mia vita"

E' già abbastanza strano per Aurelie trovarsi in mezzo ai libri: forse per pigrizia, forse per destino, Aurelie non ha mai avuto la costanza di leggere libri per intero, tanto meno in giorni di assoluta tristezza. Quando Aurelie è triste non legge mai, piuttosto pianta fiori.

Nonostante ciò, un libro attira la sua attenzione: "Il sorriso delle donne" è il titolo, ma ancor più curiosa è la presentazione:

"Questa storia inizia con un sorriso tra gli scaffali di una libreria e finisce in un piccolo ristorante a Saint Germain des Prés, là dove pulsa il cuore di Parigi".

Aurelie è sopresa, il ristorante a Saint Germain des Près è il suo! non può essere altrimenti! Incuriosita, compra il libro e lo divora in una sola notte, tra tè, tramezzini e deliziosi macarons.
A lettura conclusa, ormai Aurelie è convinta: il libro (che tra l'altro l'ha entusiasmata) parla di lei e del suo ristorante. 
Felice per l'inaspettata scoperta, decide di mettersi in contatto con l'autore del libro per ringraziarlo. Tuttavia riuscire a risalire allo scrittore non è impresa facile. Infatti ,Andrè, il proprietario della casa editrice francese che ha pubblicato il libro, tenta di ostacolare in tutti i modi l'incontro (il motivo lo scoprirete leggendo il romanzo :) ).
In ogni caso, Aurélie non si lascia scoraggiare e quando finalmente riuscirà nel suo intento, l’incontro sarà molto diverso da ciò che si era aspettata. Più romantico, e nient’affatto casuale.




Non vi dico altro, vi lascio alla lettura.
Quanto a me, non posso che esprimere lo stesso entusiasmo con cui ho iniziato la lettura del libro.
Si tratta del primo romanzo scritto da questo giovane scrittore franco-tedesco (madre tedesca, padre francese). E' ovvio che non si tratta di "alta letteratura", ma è comunque un romanzo ben fatto, nello stile e nel contenuto. La testimonianza che si possono scrivere libri belli, senza scadere nella banalità tipica di altrettanti giovani scrittori italiani (non faccio nomi, ma avrete capito).
Scrittura fresca, limpida e scorrevole, trama intrecciata e coinvolgente. Un ottimo romanzo di lancio, una lettura che appassionerà qualunque donna romantica che ama le affascinanti atmosfere che solo una città come Parigi sa suscitare.
Interessante, inoltrre, il modo in cui Nicolas traccia il personaggio di Aurelie: da uomo, mostra con sensibilità di conoscere l'animo femminile, regalandoci la tipica e dolce immagine della ragazza parigina che chiunque sogna di incontrare.
A fine testo, potete leggere il "Menu D'amour" con tutte le deliziose ricette di Aurelie, sulle quali potrete cimentarvi nei freddi pomeriggi invernali.
Voto: 10 su 10...con lode :)

P.S. Ho sentito dire che ne faranno anche un film...spero che la pellicola restituisca la stessa coinvolgente atmosfera del romanzo.  


La felicità è un cappotto rosso
con la fodera a brandelli

Julian Barnes
E' stato un periodo un po' pesante e pieno di impegni per me. Avevo il bisogno di una lettura leggera, piacevole, ma non banale. Navigando per internet alla ricerca di qualche libro interessante, mi sono imbattuta su un nome per me nuovo: Nicolas Barreau.
Mi ha colpito il titolo del suo romanzo (Gli ingredienti segreti dell'amore) e la dolce copertina: una ragazza vestita di rosso che passeggia leggiadra per un viale alberato.
Incuriosita, cerco di scoprirne di più. Apprendo, così, che il libro è in uscita il 7 settembre e che si tratta di una romantica commedia ambientata tra le vie di Parigi:

"Questa storia inizia con un sorriso tra gli scaffali di una libreria
e finisce in un piccolo ristorante a Saint Germain des Prés, là dove pulsa il cuore di Parigi"

E' fatta. Ormai me ne sono innamorata; Parigi, cucina, dolcezza, amore...gli ingredienti ci sono tutti affinchè questo libro mi possa piacere e possa essere davvero la lettura che stavo cercando.

Verso metà settembre, quando il libro è già uscito da un paio di giorni, mi ritrovo alla Feltrinelli, tra gli scaffali di una libreria con un sorriso sulle labbra e questo libro in mano, proprio come la protagonista del romanzo, la dolcissima Aurelie.

A causa degli innumerevoli impegni, lo sto leggendo piuttosto lentamente, ma è una lettura piacevolissima e scorrevole. In ogni caso, ne parlerò in modo più approfondito a fine lettura.

Intanto, vi lascio il booktrailer del libro   


Kiss...♥
In questo blog si parla si parla solo al femminile; la storia di cui voglio parlarvi oggi è dedicata ad una delle più belle e tristi immagini femminili che la storia dell'arte ci abbia consegnato.
 
 
 
 “Com’è possibile che esista al mondo una donna trascurata e sola…”

 
All’ Aja, nel 1882, Van Gogh incontra Cristina Hoornick, soprannominata col vezzeggiativo di “Sien”.
E’ una povera ragazza, sulla quale gli stenti e le difficoltà della vita hanno impresso il loro marchio. Suscita nel pittore tenerezza ed amore compassionevole (tipico delle personalità disagiate che vedono in questi soggetti “emarginati”, l’immagine speculare di se stessi). Sien, inoltre, è una prostituta, più per necessità che per volontà.

Van Gogh l’accoglie in casa sua e stringe con lei un sentimento sincero; vede in lei la dolcezza, la povertà, la disponibilità alla comprensione.
Il periodo che trascorreranno insieme, il pittore lo definirà, in una lettera al fratello Theo, come una sorta di “apparizione” ; troverà in lei, seppur per breve tempo, la possibilità di un pò di pace, l’immagine di un “angelo”.
Sien è analfabeta, non conosce nè i libri, nè l’arte e di ciò Van Gogh ne è consapevole ; Sempre a Theo scrive : “A volte rimpiango il fatto che la donna con cui vivo non comprenda nè i libri, nè l’arte. Ma il fatto che io malgrado tutto le sia tanto attaccato non dimostra forse che c’è tra noi qualcosa di sincero? “

Quindi, Van Gogh accetta e ama Sien per quello che è, poichè nonostante sia analfabeta, conosce il linguaggio del cuore ( proprio lei che non era mai stata amata da nessuno ) e per tutto il periodo che con lui convive, ha sicuramente colmato quel vuoto interiore di Vincent, causato dalle dozzine di esperienze fallimentari, tanto nella vita quanto nell’amore, accumulatesi nel corso degli anni.
Purtroppo la loro convivenza è minata dagli innumerevoli problemi economici : Van Gogh è un artista con tante tele invendute ( scrive in un’altra lettera : “Non posso farci niente se i miei quadri non si vendono. Ma verrà il giorno in cui si vedrà che valgono più del prezzo del colore e della vita anche se molto misera che ci sto rimettendo. Non ho nessun’ altro desiderio o preoccupazione in fatto di denaro o di finanze, se non in primo luogo quello di non avere più debiti.” ) e la fiducia nel futuro non basta quando si ha fame.

Tutto questo e la personalità instabile e contraddittoria di Van Gogh finiscono per minare la loro serena convivenza e Sien, seppur con tristezza, decide di andare via. A questo punto tutto naufraga: quel bagliore di pace che la ragazza aveva portato nella vita del pittore, si spegne e lei stessa, da lì a poco, finirà suicida in un fiume.
Una storia triste quella di Van Gogh e Sien, ma profondamente intrisa d’amore, quell’amore sincero che si può intrecciare solo tra l’animo di un’artista e un ‘ ”anima salva” come quella di Sien.
A lei, Vincent dedicherà uno dei suoi disegni più famosi, “Sorrow” : La ragazza è rappresentata accovacciata a terra, con le gambe arcuate e la testa trattenuta tra le braccia. Il corpo è volutamente rappresentato con le forme “cadenti”, per testimoniare le tracce di una vita fatta di stenti, paure, solitudine e sacrifici ; immagine , nella quale, peraltro, Van Gogh proietta se stesso.
E' domenica e voglio parlarvi di un argomento leggero.

Avete già visto l'ultimo video di Beyoncè? se no, vi consiglio di farlo..a me è piaciuto tantissimo, così come la canzone. Una canzone d'amore, anche se diversa dal solito. Preferirei chiamarla una canzone d'amore e rivincita. E la scelta del video l'ho trovata azzeccatissima, a prescindere dal matrimonio che ognuno è libero di condividere o meno : Una donna in procinto di coronare il suo sogno d'amore con l'uomo che ama e dal quale è amata , rivolge un ultimo pensiero a quei ragazzi che ha incontrato in precedenza e l'hanno snobbata e trattata male. Oggi è una donna soddisfatta, felice e soprattutto amata, amata veramente, non per gioco come in passato.
Ma tutto ciò è stato possibile solo perchè lei ha avuto la forza di andarsene via, di dire basta al secondo posto e cercare nuove vie e nuove opportunità che la vita aveva in serbo per lei. 

E' un "insegnamento" che tutte le donne dovrebbero imparare, ricordarsi che ciò che è più importante in un uomo è la sua capacità e onestà di amare la propria donna, metterla al primo posto. Ciò che conta in un rapporto e ciò che una donna si aspetta dal proprio uomo è solo questo, tutto il resto è secondario.
Almeno è così per me...mi rendo conto, poi, che per molte donne invece le cose stanno di fatto diversamente : ne vedo tante ragazzine e donne di ogni età "accontentarsi" di uomini che le riempiono di regali e regaletti e poi si scordano di amarle, camminano per strada e guardano le altre, sul telefonino e nei cassetti tengono foto di donne nude, calendari della velina di turno e via dicendo. Molte donne "accettano" tutto questo come se fosse normale prassi, come se rientrasse nella normale realtà delle cose. Io non ho mai accettato una cosa simile e mai l'accetterei ; non accetto di dividere il mio ruolo con nessuno, nè reale, nè tantocomeno con una stupida immagine su un giornale.

Ritornando alla canzone e al video nello specifico, l'ho trovato molto bello ed elegante; Poi confesserò una mia debolezza : nonostante sia contraria al matrimonio, subisco il fascino dei tipici weddings all'americana in quei giardini pieni di fiori e rose bianche :)
A proposito della scelta del matrimonio, alcuni hanno visto un'incoerenza con il video precedente "Who run the world", in cui Beyoncè parlava in un certo senso di emancipazione femminile. Io non credo che ci sia incoerenza; la parola emancipazione va di pari passo alla parola libertà, quindi l'emancipazione di una donna sta nella libertà di scegliere, anche di sposarsi se ci crede, o di convivere con uomo, e questo non significa che lei sia sottomessa a lui.

Un ultimo pensiero su Beyoncè : a me personalmente piace, trovo che abbia una bella voce e penso sia abbastanza brava nel suo genere. Da donna, l'apprezzo anche da un punto di vista femminile, mi piace la sua eleganza così tipicamente americana.  

Vi lascio il video


Un collage delle immagini salienti del video :



E la scena che mi piace di più : la sfilata della giarrettiera!



...What goes around, comes back around...


"Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé
 se vuole scrivere romanzi".

E' questo ciò che scrive Virginia Woolf in uno dei suoi testi più celebri, "Una stanza tutta per sè".

Pubblicato il 24 ottobre 1929, si tratta di un saggio basata su una serie di conferenze tenute al Newnham e Girton College dell' Università di cambridge nel 1928.

Il saggio, tra gli altri argomenti, esamina la possibilità delle donne di essere in grado di produrre un lavoro della stessa qualità di quello di William Shakespeare.
In una sezione particolare, la Woolf inventa un personaggio fittizio, quello di Judith "la sorella di Shakespeare", per illustrare che una donna con gli stessi doni del bardo avrebbe visto negate tutte le opportunità date a lui di sviluppare il talento, solo perché esse sono chiuse alle donne. Ma la Woolf non si sofferma solo su questo, esamina anche le carriere dei vari autori di sesso femminile, tra cui Aphra Behn, Jane Austen, le sorelle Brontë e George Eliot. L'autrice si riferisce sottilmente a molti dei più importanti intellettuali del tempo, mettendo in evidenza le capacità intellettive delle donne e rivendicando per loro l'opportunità di inserirsi ed affermarsi nell'ambito letterario e culturale in genere, alla pari dell'uomo. Per far ciò è innanzitutto necessario che alla donna venga riconosciuto denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sè, come dice la Woolf nello stesso testo.

La stanza tutta per sè vuole anche essere una metafora della libertà : ognuno, uomo o donna che sia, ha diritto di esprimere la sua arte secondo la proprie idee, il proprio stile, la propria poetica. Da qui la necessità di avere una propria stanza, un proprio spazio per esprimersi.

Ma ciò che mi interessa sottolineare in questa sede è il discorso sulla donna che Virginia porta avanti in questo saggio.
La Woolf è stata non solo una delle principali letterate del XX secolo, ma anche una delle figure cardine del femminismo, attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi.
Ed è questo il femminismo che amo.

Il femminismo, nelle mani e nelle menti sbagliate, ha prodotto, a mio avviso, i più grandi errori nei confronti della figura femminile. La lotta e l'ossessione per la parità dei diritti tra uomo e donna, ha fatto si che la donna, invece di emanciparsi e tutelarsi, non ha fatto altro che retrocedere e diventare una "brutta" copia dell'uomo moderno, distruggendo la sua vera identità e sotterrando ogni tipo di femminilità. E' accaduto, così, proprio tutto ciò che la Woolf non voleva, che temeva che avvenisse e per questo lottava e scriveva.

A tal proposito cito un altro passo del saggio :
"Fra cento anni, d'altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio (in strada stava passando un plotone di soldati) l'idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo. Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: "Oggi ho visto una donna", come si diceva "Oggi ho visto un aereo". Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un'occupazione protetta, pensavo, aprendo la porta."    

Leggendole oggi, queste parole, scritte nel 1929, appaiono profetiche. E spiegano in fondo cosa avrebbe dovuto essere il femminismo e cosa poi non è stato.
Come scrive Virginia, lottare per i pari diritti non significa far si che la donna diventi una copia dell'uomo, acquisendone lavori che per natura non le dovrebbero appartenere e gli atteggiamenti peggiori. Emanciparsi non significa far qualunque tipo di lavoro, anche quello più pesante e meno gratificante, pur di avere dei soldi in mano; emanciparsi non significa diventare una menager d'affari o avere la patente per guidare una macchina. L'emancipazione deve innanzitutto andare di pari passo con la tutela della figura femminile, da ciò ne deriva che ci sono dei lavori che la donna non deve fare perchè non tutelano la sua immagine, non salvaguardano la sua salute, non difendono la sua femminilità. E per gli stessi motivi ci sono degli atteggiamenti che la donna non deve acquisire dell'uomo. Dunque, affinchè di vera emancipazione si possa parlare, è giusto che la donna abbia l'opportunità di affermarsi per le proprie capacità intellettive, creative, artistiche e culturali e in base a queste, le vengano riconosciuti gli stessi meriti e gli stessi guadagni che da sempre sono riconosciuti agli uomini.     

Per questo motivo, io vorrei vedere meno donne che lavorano in fabbrica, meno donne che si arrichiscono facendo shampii e tigendo capelli o facendo ricostruzione unghia. Vorrei vedere meno donne che fanno le commesse sottopagate nei centri commerciali o che lavorano nei call center. Vorrei vedere meno donne che fanno lavori eccessivamente pesanti per il loro fisico e meno donne nelle poltrone del parlamento, nelle banche, negli uffici e simili.
Ed invece vorrei vedere più donne dedicarsi ad attività artistiche e culturali, vorrei vedere più donne che scrivono libri, che disegnano, che dipingono, che cuciono, che scrivono canzoni e poesie, e gli vengano riconosciuti i giusti meriti per questo.

Purtroppo tutto questo sembra essere ormai un'utopia, un po' per colpa dello stato attuale delle cose nella nostra società, un po' perchè le donne stesse non lo vogliono. Per molte, emancipazione significa solo avere un guadagno personale e potersi permettere qualsiasi sfizio materiale.  
In realtà  non ci sarà mai una vera emancipazione fin quando la femminilità non sarà un'occupazione protetta.
 
Cari lettori, ritorno dopo qualche giorno di assenza dovuta agli impegni che mi impediscono di scrivere con una certa assiduità.

Oggi vorrei esprimere la mia opinione riguardo al "caso" della Festa dell'Unità di Roma.  Non voglio soffermarmi sulla festa, ma sull'immagine scelta, che a quanto pare, sta destando scandalo.  
Leggevo oggi su Repubblica :
Come già nel 2010 e nel 2009, è scontro interno sull'immagine scelta dal Pd per l'appuntamento di Roma. Il movimento "Se non ora, quando": "Uso strumentale del corpo femminile" 

L'immagine oggetto dello scandalo è questa :



Quest'altra invece quella dell'anno scorso :


In entrambi i casi, le immagini scelte hanno destato scalpore per la "strumentalizzazione del corpo femminile" .

Quest'anno ad appoggiare la critica troviamo anche il movimento "Se non ora quando" , che come tutti saprete, in occasione di bunga bunga e Rubygate, ha deciso di dire la propria e manifestare a favore di un'immagine della donna diversa da quella che circola nei palazzi del potere o nei siparietti televisivi, per far sentire la voce di tutte quelle donne che studiano, lavorano, vivono dignitosamente.

La manifestazione, che ha avuto un favore di pubblico enorme, ha trovato in me (parziale) condivisione, e zero partecipazione. Ovviamente non perchè io sia favorevole al bunga bunga o all'immagine della donna fornita dalla tv spazzatura che anima le nostre reti televisive.

I motivi della mia non-partecipazione sono essenzialmente due :
  1. La mia natura individualista mi impedisce di scendere in piazza ad urlare slogan e frasi fatte in coro del tipo "Siamo donne, oltre le gambe c'è di più"
  2. Pur avendo trovato le idee della manifestazione giuste e condivisibili, ritengo che alla base ci sia un facile giudizio e un ipocrita perbenismo. Mi spiego meglio : è facile andare contro qualcosa su cui siamo tutti daccordo, è ovvio che donne come Ruby non siano dei modelli da imitare, ma non credo che il "degrado" dell'immagine femminile si possa ridurre solo a questo; personalmente credo che esistano tanti altri fenomeni "invisibili" che appartengono al costume dell'80% delle donne italiane ( molte delle quali sono le stesse che hanno partecipato alla manifestazione ) e che di certo non contribuiscono ad alzare di livello l'immagine femminile. Mi riferisco soprattutto alle femministe più estemiste che con questo chiodo fisso della parità dei sessi e della dignità della donna, hanno finito col creare un' immagine di donna sempre più vicina all'uomo e sempre meno femminile. Io mi guardo intorno e vedo tante donne, ma poca femminilità. E per femminilità non intendo in questo caso eleganza esteriore, ma uno stato d'animo, un modo d'essere che tante donne hanno perso.
Insomma quello che voglio dire è che il discorso, a mio parere, è molto più complesso di quanto sembra. E prima di cercare di cambiare il mondo, bisognerebbe che ogni donna cominciasse a guardarsi dentro e cambiare un pò se stessa, se è il caso.

Tutto questo discorso si ricollega alla questione relativa alle immagini "scandalo", che ovviamente, come avrete potuto capire, io non condivido.

Innanzitutto non trovo assolutamente "scandalose" queste fotografie, nè quella di quest'anno, nè quella dell'anno scorso. Se proprio dovessi esprimere un opinione, troverei più scandalosa l'immagine di una donna volgarmente eccessiva o in rigoroso tailluer, che una foto sbarazzina di una donna con la gonna al vento o con un mazzo di rose in mano.
Ed è proprio questo il punto : siamo talmente abituati alla trasgressione da una parte e al rigido conformismo dall'altra, che ci siamo dimeticati della spontaneità, la freschezza, la libertà di essere se stessi seconda natura. Io credo che queste due foto rappresentino bene ( anche se solo in piccola parte ) quello che la donna è o dovrebbe essere. Penso che a qualsiasi donna piacerebbe ricevere un mazzo di rose, e questo non offenderebbe di sicuro la sua immagine; così come penso che qualsiasi donna dovrebbe essere per natura un pò "lolita", un pò "civettuola" e questo non significa che sia poco intelligente o, peggio, una donna da marciapiede.

Inoltre, usare due foto di donne in atteggiamenti "femminili" non significa "degradare" la sua immagine o strumentalizzarla. Una donna può e deve essere libera di scegliere anche di farsi fotograre come vuole, vestita, semi vestita o nuda; e se in taluni casi riceve anche dei  soldi in cambio, non significa che abbia venduto la propria dignità.

Io penso che parte della sinistra e del movimento femminista nella loro lotta per l'emancipazione della figura femminile, abbiano perso di vista il principale obiettivo : la libertà, per la donna, di scegliere, di essere stessa, di amare ed essere amata. 

Personalmente, preferirei essere fotograta con una rosa in mano o con una gonna al vento, piuttosto che come una monaca, con un tailleur gonna e giacca o con abbigliamento tragressivo e antifemminile. E non per questo mi sentirei "usata", "strumentalizzata" o, peggio, poco "intelligente". Mi sentirei, invece, pienamente soddisfatta, perchè libera di scegliere quello che volevo e di essere quella che sono, una donna.

Un ultimo consiglio alle donne : RITROVATE VOI STESSE.





Queste parole, come molti di voi già sapranno, sono tratte dal film "Message in a bottle" , uscito nelle sale italiane nel 1999 con il titolo "Le parole che non ti ho detto". Il film è a sua volta tratto dal romanzo di Nicholas Sparks.
La lettera che ho riportato è stata scritta da Catherine, moglie di Garret (Kevin Costner), che nel film non compare mai, in quanto già morta.

Nonostante ciò, al di là della romantica e coinvolgente storia tra Garret e Theresa, è lei, Catherine, la protagonista "invisibile" del film. Un'immagine assente fisicamente, ma presente ogni istante, dall'inizio alla fine, attraverso le sue lettere, i suoi quadri, i ricordi indelebili nella mente di Garret.

Quando vidi il film la prima volta, le parole di questa lettera mi colpirono profondamente, ero ancora una ragazzina e mi chiedevo se potesse davvero esistere un amore così, se si potesse davvero incontrare da qualche parte nel mondo quello che in fondo tutti cercano, ma soltanto pochi trovano : un amore così forte da superare qualsiasi ostacolo, qualsiasi problema, addirittura anche la morte. E mi chiedevo se bastasse questo affinchè la vita potesse acquisire un senso e potesse salvarci.

A suo tempo non seppi darmi una risposta, anzi ascoltavo le parole di quella lettera con stupore e scetticismo.

Credo, infatti, che certe cose bisogna viverle per poterci credere. Spesso ci facciamo domande e poi passano giorni, mesi, anni finchè la vita ci dia una risposta. Ed è per questo che solo oggi, sono ad un passo dal credere che sia possibile. Certe cose non succedono solo nei film; esistono davvero legami indissolubili che non si spezzano, è vero che l'amore ci cambia e ci salva.

E' vero che nessuno è inutile, è vero che tutte le persone che incrociamo nella nostra vita, le incontriamo per un motivo, nel bene e nel male. Ma credo anche che un grande amore s'incontra raramente e solo un grande amore può avere la forza di cambiare radicalmente il corso della nostra esistenza, di mettere in crisi tutte le nostre certezze e convinzioni, di salvarci.
Solo un grande amore può tutto questo ; per questo sono convinta che niente in fondo è più importante.


 



You must remember this : A kiss is still a kiss, a sigh is still (just) a sigh, the fundamental things apply as time goes by...And when two lovers woo, they still say: I love you”..On that you can rely, no matter what the future brings, as time goes by...

Devi ricordartelo : un bacio è sempre un bacio, un sospiro è sempre (solo) un sospiro, le cose fondamentali rimangono col passare del tempo...E quando due amanti si fanno la corte, dicono sempre "Ti amo"...su questo ci puoi contare, qualsiasi cosa porti il futuro col passare del tempo...


"...E scrivere d'amore, anche se si fa ridere;
anche quando la guardi, anche mentre la perdi
quello che conta è scrivere;
e non aver paura, non aver mai paura di essere ridicoli:
solo chi non ha scritto mai lettere d'amore
fa veramente ridere...

Le lettere d'amore di un amore invisibile;
le lettere d'amore che avevo cominciato
magari senza accorgermi;
le lettere d'amore che avevo immaginato,
ma mi facevan ridere,
magari fossi in tempo per potertele scrivere..."

R. Vecchioni - Le lettere d'amore


La donna è tra i soggetti prediletti dai poeti d'ogni epoca e luogo.

L'immagine della donna, nelle sue mille sfaccettature, ha da sempre ispirato i cuori degli uomini più sensibili ed intelligenti della storia della letteratura, i quali ci hanno consegnato nei secoli versi stupendi dedicati a questo essere così affascinante e complesso che è la donna.

Periodicamente inserirò alcune delle poesie più belle che conosco dedicate all'universo femminile.

Questa la prima che ho scelto :

"Io voglio del ver la mia donna laudare"
Guido Guinizzelli

Io vogliọ del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella dïana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.

Verde river’ a lei rasembro e l’âre,
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.

Passa per via adorna, e sì gentile
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ’l de nostra fé se non la crede;

e no·lle pò apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
null’ om pò mal pensar fin che la vede.

Parafrasi :

Io voglio lodare la mia donna secondo verità,
 e paragonarle la rosa ed il giglio.
Appare fulgida di splendore più della stella del mattino,
 e paragono a lei ciò che vi è di splendido nel cielo.

Paragono a lei la verde campagna e l'aria,
 tutti i colori dei fiori: dal giallo al rosso
 l'oro, i lapislazzuli e ricchi gioielli degni di essere donati.
Persino amore per merito suo ingentilisce meglio i cuori.

Ella adorna ogni via per cui passa,
 è così gentile che piega l'orgoglio di chiunque saluta
e lo induce a convertirsi alla fede, se non è credente.

Non le si può avvicinare persona d'animo ignobile
Ma ha una virtù ancor più grande:
Nessuno può pensar male finchè la guarda.


E' questa una poesia celeberrima che, chiunque abbia frequentato un buon liceo, ha sicuramente letto almeno una volta.
Purtroppo a scuola, a causa di insegnanti che spesso non sanno insegnare e hanno la capacità di rendere anche le cose più belle come la poesia, estremamente noiose e banali, spesso ciò che si studia non viene apprezzato.

Non mi soffermerò sull'analisi del testo perchè non è questa la sede, ciò che mi interessa è sottolineare il significato e il dolcissimo e raffinato contenuto della poesia.

Come si nota dalla composizione ( 2quartine - 2terzine) si tratta di un sonetto, appartenente al movimento poetico del "Dolce Stil Novo", del quale Guido Guinizzelli fu uno dei maggiori esponenti, o meglio un precursore.

Come si deduce dall'incipit, il tema del componimento è la lode alla donna amata, la quale agli occhi del poeta assume le sembianze di un angelo, un tramite tra la terra e il cielo, e la sua bellezza esteriore è l'effetto della sua bellezza interiore, della sua nobiltà d'animo. Infatti una delle idee principali degli stilnovisti è che la nobiltà non sta nella ricchezza, ma nella purezza e gentilezza dell'animo. Un animo puro e gentile è un animo nobile e un animo nobile ha il potere di nobilitare qualunque cosa gli passi accanto.

La celebrazione della donna amata avviene innanzitutto attraverso il paragone con ciò che di più bello c'è in natura :
  • La rosa e il giglio, simbolo l'una di bellezza esteriore, l'altro di purezza interiore 
  • La stella del mattino e ciò che di più bello splende in cielo
  • Il verde della natura, la purezza dell'aria
  • Tutti i fiori, che con i loro i colori rappresentano tutti i buoni sentimenti che la donna racchiude nel suo animo
Il suo amore è prezioso come i lapislazzuli e qualsiasi altra pietra preziosa degna di essere donata; ma ciò che più colpisce è che la donna viene vista come ispiratrice e purificatrice dello stesso Amore. E' solo grazie a lei, infatti, che l'amore si "affina" e i cuori s'ingentiliscono.

Ma è negli ultimi versi che la lode alla donna amata si fa sublime : la sua bellezza è tale da
  • rendere più bello qualunque luogo in cui le passi
  • piegare l'orgoglio di chiunque lei saluta
  • indurre a pensare all'esistenza di Dio, anche chi non crede
  • allontanare qualsiasi pensiero cattivo o malessere.
E' così compiuto il processo di sublimazione che eleva la donna amata a "donna-angelo", elemento che contraddistingue tutta la poesia stilnovistica. 

Questo componimento non è soltanto una celebrazione alla donna, ma anche una vera e propria dichiarazione d'amore.
Credo che oggi nessuno più scriverebbe una poesia del genere, perchè i tempi (così come il modo di vivere i sentimenti) ,sono cambiati, perchè (ahimè) non sempre le donne con i loro atteggiamenti inducono un uomo anche solo ad immaginare parole di questo tipo ed anche perchè oggi, per un motivo che a me è ancora ignoto, ci si "vergogna" sempre più ad esprimere i propri sentimenti ; sembra ormai diventato un peccato anche innamorarsi, figuriamoci se qualcuno si sedesse su una scrivania con una penna in mano a scrivere questi versi. Oggi l'amore (fisico o platonico che sia) ha perso molto della sua poesia, è sempre più un fatto pratico da consumarsi in fretta ed esaurirsi con altrettanta velocità, o soltanto una banale routine.

Al tempo stesso, io sono un'eterna sognatrice e mi piace pensare che da qualche parte nel mondo ci siano ancora uomini sognatori che, quando pensano alla donna amata, la paragonino ad una rosa e un giglio.  







L'estate si avvicina...il miglior modo per passare gli assolati pomeriggi estivi è sedersi all'ombra, accanto al lieve e dolce profumo dei fiori e leggere un buon libro, magari non eccessivamente complicato o "pesante"...Io, in estate, a causa del caldo eccessivo, che spesso stanca e sfiacca, non amo immergermi in letture troppo impegnative, in cui si deve stare troppo concentrati. Preferisco letture più fluide, leggeri, ma non banali...un romanzo rosa lo trovo spesso l'ideale per divagare con la mente, ricordare, immaginare, pensare, sognare...

La letteratura "rosa" di solito è considerata un sottogenere della letteratura, una sorta di sorella "povera" della letteratura, quella vera, quella con la L maiuscola per intenderci.

Io non sono daccordo..e lo dico proprio io che di solito per motivi di studio e interessi personali mi dedico a letture impegnative, ai grandi classici e non sempre di "facile consumo", alla poesia e filosofia. 
Credo che la letteratura rosa abbia una sua dignità e per questo dovrebbe essere maggiormente valorizzata. Il fatto che affronti temi più tranquilli, leggeri, venati di romanticismo, a lieto fine e dedicati ad un pubblico femminile non significa che abbia un valore inferiore rispetto all'altro tipo di letteratura. E' vero che come tutti i generi di consumo può contenere libri cosiddetti "scadenti" da un punto di vista letterario e stilistico, ma non sono tutti così...molti sono fatti bene e hanno un loro valore e una loro importanza, non meno di libri di altro genere.

I classici dei romanzi rosa appartengono soprattutto ai francesi : Delly, pseudonimo dei fratelli Jeanne-Marie, e Frédéric Petitjean de la Rosière. In italia il nome più famoso è legato ai romanzi di Liala

Consiglio a tutte le donne appassionate di lettura e che amano anche il romanticismo di non sottovalutare questo genere e approfondirlo, se già non l'hanno fatto.


Painting by Vicente Romero Redondo
 

Oggi voglio parlarvi di un libro da poco uscito. Non è un romanzo, non è un libro di poesia, non è un libro di storia o di filosofia, non è un libro da intellettuali, ma comunque un libro ben fatto, elegante senza essere pesante, leggero senza essere banale.

Sto parlando di "La Parigina", un libro scritto da Inès de la Fressange con la giornalista di "Elle France" Sophie Gachet.

240 pagine, 350 illustrazioni e tutta l'intelligenza di chi è saputa passare dalle stelle alle stalle, da Karl Lagerfeld a Zara, dalle passerelle ai cimiteri, sempre con quella grazia del corpo e degli abiti che passa sotto il nome di "chic". Si, perchè nella vita ci vuole stile, è questo fondamentalmente il messaggio che Ines vuole trasmetterci : la vita, dalle cose importanti a quelle più banali, va affrontata con stile e lo stile di una donna si manifesta anche ( ma non solo ) con l'abbigliamento.

Non è un manuale d'eleganza e nemmeno una di quelle pubblicazioni americane che pretendono di trasformare il brutto anatroccolo di turno in una modella di Vogue. Il libro di Ines è un vademecum della schiettezza, la testimonianza di quanto sia importante resistere agli sgambetti della vita col rossetto giusto, la giacca che non ti fa sembrare un pezzo d'antiquariato e le scarpe che ti mettono su un piedistallo per compiacere gli uomini e al tempo stesso per non farti scavalcare da loro. Il segreto di tutto ciò sta nel senso del bello, nell' ironia e nell'intelligenza, nel mixare, mescolare, stravolgere, cercare capi e accessori vintage e low cost da abbinare a cose griffate, scegliere capi non troppo logati e soprattutto non vestire con lo stesso marchio o monocromatico dalla testa ai piedi.

Quali sono i segreti chic della parigina? “Avere l’atteggiamento made in Paris è una questione mentale anche per me che ho visto la luce a Saint Tropez. Essere rock e mai borghese, il principale obiettivo è divertirsi con la moda senza subirla, seguire solo qualche regola e trasgredire le altre, questo è lo stile” ci svela la famosa modella francese.

Qualche esempio?
  • Un filo di perle da abbinare con una T-shirt rock'n'roll da pochi euro e un paio di jeans
  • Abbinare al tubino nero le ballerine (e non le scarpe col tacco) per essere elegante e pratica nella frenetica vita diurna o lavorativa.
  • Indossare un abito da sera con la borsa di paglia (non con la pochette dorata).
  • Abbinare i jeans ai sandali gioiello o comunque scarpe col tacco (e non con le scarpe da ginnastica)
  • Mettere un abito da sera con sandali semplici a effetto nudo (non con quelli gioiello)
Insomma Ines ci insegna che il decalogo dello stile sta nell'arte di decontestualizzare, sdrammatizzare con intelligenza e senso del bello. Ci insegna che essere "parisienne" non significa necessariamente indossare abiti costosissimi firmati Dior, Chanel, YSL ecc... ; Lo stile, come del resto ci aveva detto Coco, non sta nella ricchezza, ma nell'assenza di volgarità.
Inserisco qui sotto alcune pagine per rendere meglio l'idea del libro.

  





Io mi trovo daccordo con le idee della modella e stilista francese e, dalle recensioni che ho letto, lo trovo un libro interessante, sicuramente non banale. Appena posso, lo comprerò senz'altro.

Lo consiglio anche a voi tutte, un libro da leggere con interesse e spensieratezza, un vademecum da portare con sè o da regalare ad un'amica, sorella, mamma o a chiunque ami vestire alla "parigina" con intelligenza, gusto estetico ed ironia...senza spendere cifre stratosferiche.

Il libro costa 25 euro, con lo sconto si può trovare anche sui 20 euro.


Nella seconda e ultima giornata di visita in Croazia, durante la messa celebrata a Zagabria il pontefice ha invitato a "non cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio". E a non ridurre l'amore a "emozione sentimentale", a "pulsioni". Il Papa ha incentrato la sua omelia sul valore della famiglia, esposta "a una crescente disgregazione", mentre rappresenta la via per "vivificare il tessuto sociale". E ha riaffermato "il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio".Da Ratzinger anche un appello a fare figli e a non aver paura. "Non bisogna avere timore - ha affermato - di impegnarsi per un'altra persona. Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità. L'apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro".

Il Papa deve aver letto quello che ho scritto proprio ieri qui sul blog e ha pensato di dire la sua...eheh...
Scherzi a parte, mi sta anche bene che il Papa ( o chiunque altro ) esponga la propria idea. Quello che non mi sta bene è che quest'idea, solo perchè pronunciata dal Papa o comunque provenga dalla chiesa, debba passare come "la verità assoluta", l'idea più giusta.

Ho già espresso nel post precedente come la penso e quindi non mi ripeterò. E' ovvio comunque che la mia idea sia diametralmente opposta a quella della Chiesa. Il papa insiste sul "matrimonio", io insisto sull' "amore" o su quello che lui definisce riduttivamente "emozione sentimentale" o "pulsione".  Ma evidentemente il Papa non condivide l'idea che si possa amare anche fuori dal "sacro vincolo del matrimonio" e che ci possa impegnare con una persona senza testimoni divini o legali, senza contratti e carte scritte, ma solo con il cuore.

Come ho scritto nel post precedente, secondo me anche la convivenza, in taluni casi, ha i suoi lati oscuri e ipocriti tanto quanto il matrimonio ( religioso o civile che sia ), ma non oso fare di tutta l'erba un fascio, pensando che da una parte si sia nel giusto, dall'altra nell' errore o peggio nel peccato.

Si può scegliere la convivenza in base alle proprie idee religiose ed etiche e si può viverla con onestà, amore e sincerità, forse molto più di tanti ipocriti cattolici che "predicano bene e razzolano male" ; così come ci possono essere dei matrimoni vissuti con sincerità nei confronti della persona amata e di quello in cui si crede.
La questione non si può ridurre al dualismo matrimonio-convivenza, il nodo focale dell'argomento è solo l'amore e questo può esserci come non, in entrambi i casi; tutto dipende dalle singole situazioni e soprattutto in che modo queste si vivono.

Io non giudico a priori pensando che la scelta che farei io sarebbe la più giusta in tutti i casi. Mi piacerebbe che anche la Chiesa non avesse la presunzione di essere sempre e necessariamente nel giusto e soprattutto non giudicasse senza conoscere.

UTOPIA? 

Mi è venuto in mente di scrivere questo post sentendo le "urla" dei miei vicini di casa. Il figlio ha deciso di sposarsi. Ogni giorno a quest'ora sento litigare i futuri coniugi e genitori e figlio...Il motivo ovviamente è solo uno : quello economico. La futura moglie pretende dal futuro marito, il futuro marito pretende "aiuto" dai genitori affinchè quel giorno sia tutto impeccabile, dall'abito alle bomboniere, dalla lista nozze alla casa, dalla cerimonia al ristorante..per non dimenticare il viaggio di nozze.  Mi chiedo "ma l'amore che fine ha fatto?" In fondo se ci si vuole sposare per "amore", come si dice sempre in questi casi, non c'è bisogno di tutta questa parata, ci si può sposare anche senza tutto questo. Fermo restando che io resto dell'idea che per amarsi non c'è bisogno di sposarsi, nè in chiesa nè civilmente.

In ogni caso, a tutt'oggi, gli italiani sono divisi in due grandi categorie : i più "conservatori", legati ancora all'idea del matrimonio ( civile o religioso che sia ) e i più progressisti, favorevoli alla convivenza.

Da che parte stia io, è difficile dirlo. Ogni volta che mi viene posta questa domanda, rispondo "Io sto dalla parte dell'amore".

Il motivo per cui rispondo così è presto detto : in fondo non mi riconosco in nessuna delle due categorie.  

Le analizzerò una per volta :
  • MATRIMONIO
Per molte persone il giorno del matrimonio è annoverato come il giorno più bello della loro vita, perchè " ci si sposa una volta sola" e quel giorno tutto deve essere perfetto. Ci sone ragazze che inseguono questa idea del matrimonio dai 14/15 anni, altre ( le finte snob ), da ragazzine, per sembrare controcorrente, dicono di rifiutarlo, poi facendosi più grandi cominciano a "cambiare idea" e quando meno te l'aspetti, te le ritorvi davanti ad un altare o in comune a firmare i documenti.

A volte mi capita di vedere su facebook album dedicati a questo "grande giorno" e ogni volta che li guardo, non so perchè, mi sale un senso di tristezza...si, tristezza è la parola più adatta. Quelle foto tutte uguali : la sposa davanti allo specchio che si acconcia i capelli e si applica le unghia finte rigorosamente bianche, la foto col bouquet sul letto "bianco", la foto davanti casa sottobraccio a papà, la foto in macchina, l'ingresso in chiesa, le foto durante la messa, la foto del giuramento, la foto dello scambio delle fedi, la foto dei genitori in lacrime di gioia, la foto all'uscita della chiesa, il riso, le foto al ristorante, le foto con i vari nuclei familiari davanti al cestino di bomboniere..tutti allegri e felici, le stesse facce, le stesse parole, gli stessi gesti. Non voglio dire che dietro tutto questo non ci sia per nulla amore, ma sembra che l'amore diventi qualcosa di secondario...soprattutto se si pensa ai retroscena : primo fra tutte l'ipocrisia della sposa in bianco ( che nell'80% dei casi non è vergine ) , le urla e i litigi per questioni economiche che hanno preceduto il matrimonio, il giorno precedente dove i due futuri sposi hanno dato l'addio al nubiliato/celibato, nel peggiore dei casi "cornificandosi" a vicenda, nel migliore passandolo ad assaporare i "felici ultimi istanti" da liberi ( perchè vi state sposando, allora? mi verrebbe da chiedergli...) , senza dimenticare i tradimenti all'interno del matrimonio, più o meno palesemente ignorati e accettati, per i più svariati motivi, primo fra tutto sempre quello economico.    

Il matrimonio al comune si svolge con modalità diverse, di solito optano per questo chi non crede in Dio, nella chiesa o chi vuole semplicemente "legalizzare" la propria posizione.

In ogni caso, il matrimonio, religioso o civile che sia, è un modo per legittimare di fronte a Dio, alla legge e alla cittadinanza,  un unione che altrimenti non sarebbe legittima. Poi si, c'è anche l'amore...quando c'è...

  •  CONVIVENZA
La convivenza è la scelta che fa di solito chi non vuole sposarsi in chiesa, chi non vuole legalizzare la propria posizione nemmeno in comune, chi vuole "conoscersi meglio" prima di sposarsi e chi non vuole responsabilità.

Ed è soprattutto su questo punto che voglio soffermarmi. In realtà molte persone che optano per la convivenza, non fanno questa scelta per motivi religiosi o etici ( che in tal caso condividerei ), ma perchè in fondo convivere è più semplice, non comporta responsabilità e ci si può lasciare in qualunque momento senza avere "grattacapi" legali, soprattutto se non si hanno figli.

Osservata da questo punto di vista, anche la convivenza ha il suo lato oscuro, non meno ipocrita del matrimonio..e la mia domanda è sempre la stessa: "l'amore dov'è"? 

E' ovvio che le storie possono finire, ma scegliere la convivenza perchè si parte da questo presupposto è sbagliato e, a mio avviso, squallido.



Ecco spiegato il motivo per cui in fondo non riesco ad inserirmi in nessuna delle due categorie, almeno nel modo in cui le vivono la maggiorparte delle persone.

Io sto dalla parte dell'amore e in nome dell'amore faccio la mia scelta. Non avrei bisogno di sposarmi per amare, non mi interessano le parate di fronte al mondo, e se scegliessi di convivere con un uomo, lo farei solo per amore...e per amore potrei restare legata a lui per sempre senza bisogno di legalizzazioni di alcun tipo. 

Insomma la questione ,per me, non sta nè nel matrimonio, nè nella convivenza...il nucleo dell'argomento è solo l'amore.

Per le mie idee in fatto di religione ed etica, credo che opterei per la convivenza, sentendomi "moglie" e "madre" a tutti gli effetti senza essere sposata, sentendomi "amante" e amata" nella libertà e nella sincerità per sempre.

In conclusione, non voglio fare di tutta l'erba un fascio, credo che in entrambi i casi ci siano persone sincere, che con sincerità si amano...seppure in numero esiguo.
Sposati o conviventi, faccio a tutti i miei migliori auguri di una vita d'amore :)